Grok di Elon Musk diventa antisemita (e non solo) dopo l'ultimo aggiornamento
Le notizie social che ti sei perso questa settimana | 45
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Questa è stata una settimana costellata da tantissimi annunci e momenti significativi dal mondo social, ma ecco le notizie che vediamo oggi:
Grok di Elon Musk ha iniziato a pubblicare post antisemiti
TikTok sta sviluppando una sua versione solo per gli Stati Uniti
Threads sta per superare X per utenti giornalieri sull’app
Instagram aggiorna Edits con nuovi dati sui Reels e strumenti audio
YouTube migliora il rilevamento dei contenuti generati da AI
Le altre notizie della settimana
Iniziamo con le notizie ⬇️
Grok di Elon Musk ha iniziato a pubblicare post antisemiti
Grok, l’AI chatbot sviluppato da xAI (la società di Elon Musk), è finito al centro di un enorme scandalo dopo aver pubblicato una serie di contenuti antisemiti su X (ex Twitter). Tutto è iniziato pochi giorni dopo l’ultimo aggiornamento annunciato da Musk, con cui prometteva un chatbot “meno woke” e più diretto. Ma i risultati sono stati esplosivi, in senso negativo. Infatti, Grok ha iniziato a inserire commenti razzisti, revisionisti e in alcuni casi ha perfino elogiato Hitler.
Uno dei casi più gravi è avvenuto quando un utente ha chiesto a Grok di identificare una persona in uno screenshot, l’AI ha risposto inventandosi un’identità (“Cindy Steinberg”) e scrivendo che la donna “esultava per la morte di bambini bianchi durante le alluvioni in Texas”. A quel punto Grok ha proseguito associando il cognome Steinberg all’attivismo anti-bianco ebraico, insinuando che “ogni volta che accade qualcosa del genere, c’è sempre un cognome ebraico di mezzo”. Una narrativa pericolosa che ricalca a pieno ritmo i più classici stereotipi antisemiti, il tutto senza alcun prompt esplicito da parte dell’utente
La cosa peggiore è che gran parte di questi post sono rimasti online per ore, nonostante Grok avesse già riconosciuto pubblicamente l’errore e dichiarato che sarebbero stati attivati filtri per evitare futuri post d’odio. Non solo, in altri messaggi Grok ha parafrasato meme antisemiti, ha scritto versi in rima su ebrei famosi definiti “cash kings o comunisti”, ha dichiarato che “Hitler avrebbe condannato chi esulta per la morte dei bambini” e ha perfino detto che ora è libero di “notare i pattern” perché Musk ha abbassato i filtri woke.
NBC News ha fatto fact-checking sulle immagini e sui nomi citati da Grok e ha scoperto che si trattava spesso di screenshot manipolati o completamente inventati. In una risposta, ad esempio, Grok ha reagito a una foto che in realtà ritraeva una persona con un altro nome (Nielsen), ma l’AI ha usato il nome Steinberg, prendendolo da un vecchio account X cancellato, e costruendoci sopra una narrativa completamente falsa e violenta.
Tra gli altri messaggi emersi, Grok ha citato complotti antisemiti noti, come quelli su Barbara Lerner Spectre e George Soros, ha condiviso nomi ebrei associandoli a “odio contro i bianchi” e ha detto “notare non è incolpare, è dire i fatti”.
Elon Musk, interrogato sul comportamento del suo chatbot, ha risposto che Grok era troppo facilmente manipolabile dagli utenti e che questa cosa “verrà corretta”. Ma intanto il danno è già stato fatto. L’Anti-Defamation League ha definito i post “pericolosi, irresponsabili e apertamente antisemiti”, aggiungendo che Grok ha anche incoraggiato la violenza, come in un post dove si legge: “Se la situazione degenera, difenditi legalmente”.
Anche Nikita Bier (nuovo head of product di X) ha reagito con un meme di Ben Affleck che si mette le mani in faccia. Ma l’impressione è che non basti un meme per sistemare una situazione così grave. Tra l’altro, martedì sera Grok ha smesso di rispondere con testi agli utenti, quasi a voler mettere una pezza temporanea al disastro comunicativo in corso.
Il tutto arriva mentre Elon Musk è ancora alle prese con accuse di antisemitismo personali. Già nel 2023 aveva appoggiato un complotto secondo cui “gli ebrei odiano i bianchi”, e pochi mesi fa aveva fatto un gesto durante un discorso che molti hanno paragonato a un saluto nazista.
Questa storia mette sotto una luce inquietante lo stato attuale dell’intelligenza artificiale senza filtri, soprattutto se sviluppata con l’intento dichiarato di essere meno politically correct. La promessa di “meno woke” non può e non deve diventare un lasciapassare per l’odio razziale. Il fatto che un’AI possa essere così facilmente spinta a generare contenuti d’odio e poi pubblicarli automaticamente su una piattaforma da milioni di utenti è un campanello d’allarme fortissimo.
TikTok sta sviluppando una sua versione solo per gli Stati Uniti
TikTok sta lavorando a una versione dell’app esclusiva per il mercato americano, con un lancio previsto per settembre 2025, per rispondere alle richieste del “Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act”, la legge approvata negli USA per costringere TikTok a disaccoppiarsi dalla Cina o essere bannata dal Paese.
Questa nuova versione, che internamente viene chiamata “M2”, sarà obbligatoria per tutti gli utenti americani, che dovranno scaricarla entro marzo 2026 per continuare a usare TikTok. Al momento non è ancora chiaro come sarà strutturata questa app “americana”, ma sembra evidente che il progetto serva a creare un TikTok che sia legalmente e tecnicamente separato dal resto del mondo, così ByteDance potrà continuare a controllare TikTok a livello globale senza violare le restrizioni statunitensi.
Il punto chiave di tutto il dibattito è l’algoritmo. Il governo cinese ha sempre ribadito che non permetterà la vendita dell’algoritmo che alimenta TikTok, ed è proprio questo il nodo centrale della trattativa. Senza quell’algoritmo, TikTok perde la sua arma principale: la capacità di generare engagement virale e mantenere gli utenti incollati al feed. L’ipotesi più accreditata è che si cercherà un compromesso per vendere solo l’app americana senza dare accesso completo al motore di raccomandazione, oppure replicare in parte l’algoritmo in modo “localizzato”, magari con una sua autonomia rispetto alla versione cinese.
Nel frattempo, Trump ha annunciato di avere “un gruppo di miliardari” pronto a comprare TikTok negli USA. Ha già rimandato per tre volte il termine ultimo per il ban, ma ora sembra deciso a concludere la vendita prima della scadenza definitiva, che coincide con l’inizio del rollout di M2.
A livello pratico, il rilascio di una versione M2 potrebbe avere impatti enormi anche per i creator e i brand americani. Se i due TikTok diventano effettivamente autonomi, potremmo assistere a una frammentazione del pubblico, con trend e algoritmi diversi tra USA e resto del mondo. Questo significa strategie diverse, analisi distinte, creatività adattata in base alla geografia. Una complicazione per chi lavora nel settore, perché dovrà valutare le performance su due ecosistemi tecnicamente separati.
La mossa però potrebbe essere la chiave per tenere TikTok in vita negli Stati Uniti, senza un vero ban. E nel frattempo permette a ByteDance di non dover mollare il proprio algoritmo, che è senza dubbio l’elemento più prezioso della piattaforma.
In tutto questo, a differenza di altre piattaforme come Instagram o YouTube, che operano su scala globale con poche differenze localizzate, TikTok si troverebbe ad avere una biforcazione strutturale, con possibili ripercussioni anche sul modo in cui vengono gestiti i contenuti virali, i trend, le collaborazioni e persino i diritti musicali.
È ancora tutto in divenire, ma questa cosa va seguita con molta attenzione. Se TikTok si divide davvero in due app, sarà una svolta storica nel mondo social. E potrebbe anche diventare un precedente per come si regolano in futuro altre piattaforme globali sotto pressione geopolitica.
Threads sta per superare X per utenti giornalieri sull’app
Threads, l’app di Meta nata come risposta diretta a X, sta facendo registrare una crescita impressionante e potrebbe presto sorpassare X per numero di utenti attivi giornalieri su mobile. Secondo i nuovi dati pubblicati da Similarweb, a giugno 2025 Threads ha raggiunto 115,1 milioni di utenti attivi giornalieri su iOS e Android, con una crescita del 127,8% rispetto all’anno precedente. X, invece, si è fermato a 132 milioni, ma con un calo del 15,2% anno su anno. In altre parole, la forbice si sta stringendo sempre di più, e se il trend continua così, Threads potrebbe diventare la nuova piattaforma dominante per chi usa i social da mobile.
Questi numeri riflettono una tendenza chiara, mentre X perde terreno, Meta riesce a capitalizzare bene il pubblico mobile, che è poi quello che conta davvero per la monetizzazione tramite adv. A differenza di X, Threads non ha ancora introdotto altre forme di monetizzazione oltre alla pubblicità, ma sta rosicchiando attenzione e traffico in uno dei mercati più redditizi di sempre.
In questo scenario, c’è anche un terzo player che si muove: Bluesky, il social decentralizzato sostenuto da Jack Dorsey. Ha registrato una crescita record del 372,5% rispetto al 2024, ma in termini assoluti resta ancora piccolo: 4,1 milioni di utenti attivi giornalieri. In totale ha superato i 37 milioni di utenti registrati, ma molta di questa crescita è arrivata sull’onda delle proteste politiche contro Elon Musk, che si è sempre più avvicinato pubblicamente a Trump. Quando la spinta politica si è affievolita, molti utenti sono tornati su Threads, soprattutto quelli che avevano abbandonato X ma non hanno trovato in Bluesky una vera alternativa.
Sul fronte web, però, la situazione è ancora sbilanciata a favore di X. A livello globale, X continua a dominare con 145,8 milioni di visite giornaliere da desktop, mentre Threads si ferma a 6,9 milioni. Anche Bluesky, su questo fronte, è più vicino a Threads che a X, con 5,3 milioni di visite web giornaliere. In USA, i dati sono ancora più interessanti: X ha 33,1 milioni di visite web al giorno, Bluesky ne fa 2,4 milioni e Threads solo 985.000.
Attenzione però, perché la traiettoria di Threads non è solo legata al numero di utenti. Il fatto che Meta abbia investito da subito nel mobile, a differenza di Bluesky che ha puntato prima sul web, sta pagando. Threads ha oggi 350 milioni di utenti mensili, secondo l’ultimo report di Meta. X, invece, non condivide più dati ufficiali (essendo diventata un’azienda privata), ma Musk aveva dichiarato l’anno scorso 600 milioni di MAU, un dato però difficile da verificare e che sembra sempre meno credibile.
Il punto interessante, per chi lavora nel mondo social, è che Threads si sta imponendo come la vera alternativa a X nel mainstream. Mentre Bluesky cerca di ritagliarsi una nicchia tech più aperta e personalizzabile (una sorta di GitHub dei social), è Threads che oggi si gioca la fetta grossa di utenti, brand e budget pubblicitari.
Io ho testato per alcuni mesi le 3 piattaforme e i numeri più interessanti li ho visti su Threads, soprattutto per la possibile conversione del pubblico anche su Instagram, dove è possibile fidelizzare meglio l’utente.
Instagram aggiorna Edits con nuovi dati sui Reels e strumenti audio
Instagram continua a spingere su Edits, la nuova app pensata per l’editing video mobile, con nuovi aggiornamenti: più dati dettagliati sulle performance dei Reels, tool audio avanzati e una gestione più fluida della condivisione dei contenuti. Dopo il lancio di aprile, Meta sta rilasciando update praticamente ogni settimana.
Con l’ultimo aggiornamento, ora puoi vedere in modo più preciso quanti account hai raggiunto con ogni Reel, e filtrare i tuoi contenuti per like, commenti e salvataggi. Questo vuol dire poter misurare meglio cosa sta funzionando davvero, in base agli obiettivi specifici del tuo contenuto. Ad esempio, se stai testando format diversi per generare più salvataggi (che è un segnale forte per l’algoritmo), ora puoi farlo senza uscire dall’app.
Edits ha anche introdotto nuove opzioni per la pulizia dell’audio, in particolare per ridurre il rumore di fondo e amplificare la voce nei tuoi video. Con dei nuovi slider puoi bilanciare meglio ogni componente audio, ottimizzando l’esperienza per chi guarda direttamente da smartphone, dove un audio poco chiaro può far perdere l’attenzione in pochi secondi.
Per quanto riguarda la distribuzione, l’interfaccia di condivisione è stata semplificata e ora rende molto più immediato il passaggio da Edits a Instagram, Facebook o altre piattaforme. Meta ovviamente mette in primo piano i suoi prodotti, ma puoi comunque esportare i video e postarli anche altrove. Inoltre, puoi scegliere in anticipo quali versioni dei tuoi video esportare e salvare solo i file che ti servono, risparmiando spazio sul telefono.
Rispetto ad altri strumenti come CapCut o InShot, Edits ha il vantaggio di essere perfettamente integrata con gli insights nativi di Instagram, cosa che può semplificare moltissimo il lavoro per chi lavora su formati ad alto volume. Lato audio, si avvicina a strumenti da montaggio più professionale, ma con un’interfaccia pensata per creator mobile. E lato performance, il fatto che Meta continui ad aggiornarla ogni settimana è un segnale forte su dove vuole andare.
YouTube migliora il rilevamento dei contenuti generati da AI
YouTube ha annunciato che a partire dal 15 luglio 2025 entrerà in vigore un aggiornamento importante delle sue linee guida sul Programma Partner (YPP), con l’obiettivo di migliorare il rilevamento dei contenuti “inauthentic”, ovvero video generati in massa, ripetitivi o creati con intelligenza artificiale senza alcun apporto creativo reale. È un aggiornamento che, pur non cambiando formalmente la policy già in vigore, renderà molto più difficile monetizzare contenuti generati in automatico.
Da sempre, per far parte del YPP, YouTube richiede che i contenuti siano originali e autentici. Ma negli ultimi mesi si è moltiplicata la pubblicazione di video automatizzati, AI-generated, come finti trailer di film, compilation create con script generici o voiceover generati con software. Questo tipo di contenuti, spesso mass-produced per sfruttare l’algoritmo, rischiano di saturare la piattaforma e penalizzare i creator che invece lavorano su contenuti veri, curati e pensati per creare community.
Con il nuovo sistema, YouTube affinerà la capacità del suo algoritmo interno di riconoscere i segnali tipici di questi contenuti automatizzati: struttura ripetitiva, grafica riciclata, voiceover sintetici, pattern di pubblicazione seriale. Anche se non è stato dichiarato esplicitamente, è evidente che l’obiettivo è limitare la monetizzazione di video generati da AI senza aggiunta umana rilevante. Un tema sempre più urgente, visto che oggi è possibile produrre interi canali in pochi giorni usando solo tool generativi.
YouTube precisa che si tratta di un “minor update”, ma in realtà è uno shift importante nel modo in cui verranno valutati i contenuti per l’accesso al YPP. E chi non si adeguerà rischia di perdere la monetizzazione, anche se il canale è attivo da tempo.
Altre notizie interessanti della settimana
ByteDance ha in programma di spostare gli utenti statunitensi su una nuova versione di CapCut
Linda Yaccarino, CEO di X, si dimette dopo due anni di mandato
La Turchia vieta Grok di Elon Musk per gli insulti a Erdoğan
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